Al di là del Disturbo Post Traumatico da Stress, è ampiamente riconosciuto anche nelle altre categorie diagnostiche del DSM V il ruolo dei traumi, sia che si tratti di eventi che minacciano l’integrità fisica propria o di persone care (come nella genesi del DPTS), sia che si tratti di traumi relazionali ripetuti nel tempo.
Le esperienze sfavorevoli infantili sono associate al 44% delle psicopatologie durante lo sviluppo e al 30% di quelle nell’età adulta e sono le cause più frequenti di disturbi psichici a tutte le età. Per “esperienze sfavorevoli infantili” qui si intendono queste esperienze vissute all’interno del contesto familiare prima dei 18 anni (tra parentesi è riportata la percentuale della presenza di ciascuna di esse in un campione di oltre 17000 pazienti seguiti dal Servizio Sanitario Nazionale):
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abuso fisico ricorrente (30,1%)
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abuso psicologico ricorrente (11%)
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abuso sessuale (19,9%)
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presenza di un membro della famiglia dipendente da alcool (23,5%) o sostanze (4,9%)
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presenza di un membro della famiglia incriminato per un reato
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presenza di un membro della famiglia con gravi disturbi psichici (18,8%)
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violenze fisiche nei confronti della madre (12,5%)
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presenza di uno o nessun genitore
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trascuratezza fisica
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trascuratezza emotiva.
Spesso tali esperienze sono concomitanti e come se non bastasse hanno un impatto negativo significativo e cumulativo anche sulla salute fisica degli adulti, aumentando notevolmente il rischio di tante malattie croniche (diabete, ipertensione) e mortali (attacco ischemico cardiaco, cancro, malattie a polmoni e fegato) e una scarsa autovalutazione della salute.
Inoltre l’esposizione a eventi stressanti a un’età precoce rende meno resistenti agli effetti degli eventi stressanti successivi, danneggiando l’ippocampo e altre aree cerebrali e alterando la produzione del cortisolo (che regola lo stress) e di neurotrasmettitori come serotonina, dopamina e adrenalina, che influiscono sull’umore e sul comportamento.
Tali esperienze possono continuare ad avere un impatto sulle strutture cerebrali rimanendo nella memoria come ricordi immagazzinati in reti neurali non elaborati: per questo molti approcci terapeutici si basano sulla rielaborazione di tali ricordi.