Riporto un articolo di Francesco Cro (Psichiatra, Dipartimento di Salute Mentale, Viterbo) pubblicato su La Repubblica del 04/02/14 a pag. 38.
Il farmaco da solo non basta – Psicoterapia per evitare ricadute
Lo psichiatra John Geddes e lo psicologo David Miklowitz, del Dipartimento di psichiatria dell’università di Oxford, in un articolo pubblicato su Lancet hanno analizzato i più recenti sviluppi nel campo del trattamento del disturbo bipolare, sottolineando che i progressi della terapia farmacologica negli ultimi anni sono stati piuttosto modesti e che le vere novità provengono dall’ambito dei trattamenti psicosociali.
Il disturbo bipolare, che colpisce circa il 2% della popolazione mondiale, mentre un altro 2% è affetto da forme cliniche più lievi o sottosoglia, è caratterizzato dall’alternanza di stati di depressione e di euforia patologica (mania) e da un elevato numero di ricadute: si calcola che un paziente su due possa andare incontro, nonostante la terapia farmacologica, a una riacutizzazione entro due anni dall’episodio trattato.
Gli approcci psicologici partono dall’evidenza che diversi fattori stressanti, come la conflittualità in famiglia, gli eventi negativi della vita, le perturbazioni del ciclo sonno-veglia o l’eccessiva pressione verso il raggiungimento di obiettivi sono associati a peggioramenti o ricadute della sintomatologia.
La psicoterapia del disturbo bipolare (associata al trattamento farmacologico) si propone di aiutare i pazienti (e in caso, loro familiari) a sviluppare strategie efficaci per la gestione dello stress e la prevenzione delle crisi.
Se nella depressione si può quasi sempre affiancare da subito al trattamento farmacologico una psicoterapia, negli episodi di euforia questo è in genere possibile solo quando si attenua la sintomatologia acuta. La psicoterapia può essere individuale o di gruppo e può essere focalizzata sugli stati emotivi, relazioni familiari o ritmi di vita.
Il gruppo di ricerca sui disturbi bipolari dell’università di Barcellona ha sviluppato un originale ed efficace approccio di gruppo, articolato in ventuno sedute settimanali, nelle quali una decina di pazienti si incontrano regolarmente con la supervisione di due o tre terapeuti esperti.
Negli incontri vengono affrontati i temi della consapevolezza di malattia, dell’importanza delle cure farmacologiche, del riconoscimento tempestivo delle ricadute e del mantenimento di uno stile di vita regolare, fondamentale per la prevenzione degli episodi, spesso innescati da strapazzi o irregolarità del ritmo del sonno.
Gli stessi ricercatori spagnoli hanno osservato un significativo miglioramento prognostico nei pazienti che hanno frequentato i gruppi di riparazione cognitiva funzionale, basati su esercizi di potenziamento della memoria, dell’attenzione, delle capacità di ragionamento e organizzazione concettuale e delle abilità di problem solving.
Geddes e Miklowitz raccomandano che i servizi di salute mentale si dotino di protocolli psicoterapeutici di provata efficacia e di durata contenuta nel tempo per un aiuto duraturo e miglioramenti tangibili.