Non c’è ancora una legge in Italia che regolamenti la mediazione familiare e stabilisca la formazione necessaria per esercitarla.
Si intende per “mediazione familiare” un percorso di 8-12 incontri riservato alle famiglie, o meglio solo ai genitori con figli minori, in cui è presente una conflittualità, al fine di gestire la cura e la relazione con i figli.
Nonostante il fatto che al mediatore familiare si rivolgano anche famiglie patologiche, questi si dovrebbe occupare di situazioni in cui è presente semplicemente conflittualità tra i genitori, al fine di rendere i figli minori protagonisti e non vittime della separazione.
Cardini della mediazione familiare sono:
la volontarietà dell’accesso e della permanenza (al di là del fatto che possa essere presente un invito o un invio)
il segreto professionale, che non è sancito dalla legge, ma che è fondamentale per costruire un rapporto di fiducia con le famiglie, affinché possano continuare a rivolgersi al mediatore in caso di bisogno; il mediatore deve interagire con insegnanti, psicologi, assistenti sociali, avvocati e giudici per arrivare a protocolli d’intesa, ma mantenendo il segreto professionale
Il raggiungimento di un accordo nella gestione dei figli non è l’obiettivo in sé, ma è lo strumento attraverso il quale i genitori possono cogliere che possono riuscire nel compito di gestire e prendersi cura dei figli nonostante la conflittualità presente tra loro.