Nonostante il Disturbo di Tourette (o sindrome di Gilles de la Tourette) sia noto per la ripetizione di parole o gesti volgari da parte di chi ne soffre, questo non è un criterio necessario per la formulazione della diagnosi: le persone affette da tale disturbo possono presentare tale sintomatologia, ma possono anche “solo” soddisfare i seguenti criteri:
– storia di tic motori multipli e di almeno un tic vocale (anche se non necessariamente simultanei)
– presenza di tic da almeno 1 anno, anche se di tipo, localizzazione, frequenza e gravità variabili
– comparsa prima dei 18 anni.
Il Disturbo di Tourette non è l’unico disturbo da tic, definiti come movimenti o vocalizzazioni improvvisi, rapidi, ricorrenti, motori non ritmici; infatti il DSM V classifica anche:
– il Disturbo persistente (cronico) da tic motori o vocali, che si differenzia dal Disturbo di Tourette perché nella storia del paziente sono presenti tic motori o vocali e non entrambi
– il Disturbo transitorio da tic, quando i tic sono stati presenti per meno di 1 anno
– il Disturbo da tic con altra specificazione o senza specificazione.
I disturbi da tic sono molto più diffusi nei maschi, che ne soffrono in misura da 2 a 4 volte superiore rispetto alle femmine, e sono spesso correlati con Disturbo Ossessivo – Compulsivo e Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività.
Di solito tic semplici (es. strizzamento occhi) si manifestano già tra i 4 e i 6 anni, per poi aggravarsi e diventare anche complessi e motori tra i 10 e i 12 anni e quindi ridursi durante l’adolescenza e arrivare a una maggior stabilizzazione in età adulta e anzianità.
Quando crescono, i bambini riconoscono che i tic sono preceduti dal cosiddetto “premonitory urge” (impulso premonitore), che è una sgradevole e dolorosa sensazione somatica, che può essere descritto in modo specifico (es. formicolio) o vago (es. “qualcosa che non va bene”).
In tal senso il tic non viene percepito come completamente involontario perché è possibile resistere all’impulso e quindi diventa obiettivo del trattamento giungere al riconoscimento di tale “premonitory urge” anche da parte dei bambini più piccoli.
Resistere a tale impulso non è però semplice perché i pazienti provano sollievo nel momento in cui effettuano il tic; inoltre possono sentire il bisogno di svolgerlo in modo specifico o di ripeterlo fin quando non hanno la sensazione di svolgerlo in modo corretto.
È evidente la somiglianza col Disturbo Ossessivo Compulsivo, in particolare tra tic e compulsione, premonitory urge e ossessione (caratterizzati entrambi dalla sensazione che ci sia qualcosa che non vada bene o di non sentirsi a posto, la “not just right experience”).