Secondo il “Dizionario internazionale di psicoterapia” (a cura di Nardone e Salvini, 2013), esistono 8 approcci principali di psicoterapia:
1) comportamentale, all’interno della quale vengono comprese la ACT (psicoterapia dell’accettazione e dell’impegno), la psicoterapia dialettico – comportamentale (Linehan)
2) cognitivista, che comprende tra le altre la psicoterapia razionale emotiva (Ellis)
3) eclettico, tra cui la EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)
4) espressivo corporeo (bionenergetica, Gestalt)
5) internazionale strategico, come ad es. l’ipnosi ericksoniana, la breve strategica
6) sistemico relazionale, tra cui la strategico-familiare
7) umanistico – esistenziale, tra cui la psicoterapia centrata sul cliente
8) psicodinamico: analisi transazionale, gruppoanalisi, psicoanalisi freudiana, psicoanalisi lacaniana, psicodramma, psicologia analitica (Jung), psicologia del Sé (Kohut).
Queste forme di psicoterapia si pongono lungo un continuum che va da quella comportamentale, più basata sul sintomo e più breve, a quella psicodinamica, che mira a un cambiamento più profondo della persona ed è quindi più lunga.
Rispetto a tale suddivisione, così come riportata in “La Repubblica” del 22 gennaio 2013 (pp.44-45), ritengo opportuno aggiungere che può risultare difficile operare una classificazione netta tra le varie forme di psicoterapia. Ad esempio sono un analista transazionale ma non considero l’analisi transazionale un approccio psicodinamico né tanto meno mi considero uno psicoterapeuta psicodinamico. Infatti, oltre all’analisi transazionale, applico anche l’approccio comportamentale (sia terapia comportamentale sia terapia dialettico – comportamentale), quello cognitivista e interpreto i sogni secondo la tecnica utilizzata dai terapeuti della Gestalt; e lo stesso Eric Berne, fondatore dell’analisi transazionale, utilizza ampiamente elementi di altre psicoterapie non analitiche, ad esempio tecniche cognitive soprattutto nella prima fase.
Inoltre, come sostengono gli stessi Castelnuovo, Molinari, Nardone e Salvini nel succitato articolo de “La Repubblica”, è piuttosto difficile affermare la superiorità di una psicoterapia sull’altra.
Alcuni sostengono che diversi trattamenti sono tutti ugualmente efficaci; altri si basano sulla Medicina Basata sull’Evidenza e quindi su studi empirici per affermare la maggior efficacia di un approccio rispetto all’altro (ma questi studi sono oggetto di critiche).
La conclusione cui giungono gli autori (e che condivido) è che per ogni disturbo (e forse per ogni persona) esiste una forma di psicoterapia più appropriata (di cui parlerò in altri articoli).